Psicologa Palermo - Fobia Sociale
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Trattamento della fobia sociale

La FOBIA SOCIALE è caratterizzata da una paura marcata e persistente relativa ad una o più situazioni sociali o "prestazionali" (che implicano una valutazione o una critica da parte altrui). La persona teme di agire e comportarsi in modo inadeguato in presenza di persone non familiari, di mostrare manifestazioni d'ansia, di provare imbarazzo, vergogna, umiliazione, di essere criticata e giudicata negativamente. Le persone possono presentare forti reazioni a carico del SNA nelle situazioni sociali temute: possono provare manifestazioni violente di rossore, di sudorazione, di malessere gastrointestinale, di diarrea. Oltre all'ansia nel corso dell'esposizione alla situazione temuta, può manifestarsi marcata ansia anticipatoria. Può instaurarsi un circolo vizioso: ansia anticipatoria che determina un atteggiamento di apprensione e sintomi d'ansia, che determinano una prestazione realmente scadente ed imbarazzante, che determina in seguito maggior ansia anticipatoria, ecc.
Anche in questo caso, la diagnosi di fobia sociale è appropriata solo se l'interessato è consapevole del carattere irragionevole o eccessivo della propria paura e che va incontro a limitazioni gravi per la propria vita quotidiana. Il DSM-IV distingue un sottotipo di fobia sociale denominato "generalizzato", che si riferisce alla paura della maggior parte delle interazioni sociali.

Nell'ASSESSMENT DELLA FOBIA SOCIALE si tratta in pratica di stabilire il grado in cui il soggetto affronta le situazioni temute, il livello soggettivo di ansia e le cognizioni associate, la presenza di comportamenti protettivi e di evitamento. Accanto alle tecniche che prevedono l'osservazione diretta del comportamento (per esempio, durante un role-playing), l'intervista clinica (individuale o con la partecipazione di altri significativi) e l'automonitoraggio (l'accurata e sistematica registrazione di determinati comportamenti effettuata dall'interessato stesso), si è riscontrato un utilizzo sempre più frequente dei questionari.

MODELLI EZIOPATOGENETICI DELLA FOBIA SOCIALE: le paure e le fobie sociali troverebbero una loro base in meccanismi etologici quali la territorialità e l'organizzazione gerarchica, il cui scopo è quello di assicurare la protezione della specie dalle minacce di co-specifici. L'emissione di comportamenti di sottomissione interrompe l'aggressione da parte di un membro dominante e la ritualizzazione di queste schermaglie consente l'aggregazione sociale con bassa competizione interspecifica. Questi fenomeni possono essere inquadrati in una modalità definita "agonistica": infatti, la reiterazione dei comportamenti di sottomissione favorisce l'inibizione di comportamenti dominanti e assicura protezione ai membri gerarchicamente bassi del gruppo. Nei mammiferi si sviluppa anche una seconda modalità definita "edonistica". Invece di segnali di minaccia, dominanza e sottomissione con questa modalità si fa riferimento a segnali di protezione e affetto. L'equilibrio tra modalità "agonistica" e modalità "edonistica" sarebbe sbilanciato nei casi di ansia sociale: il co-specifico sarebbe percepito solo e sempre come un'antagonista da cui difendersi, invece che un compagno cooperativo e di sostegno. Il risultato sarebbe, in caso di disturbo lieve, un livello di vigilanza sproporzionato alla situazione, l'aspettativa di un giudizio negativo, la produzione eccessiva di comportamenti di sottomissione. In caso di disturbo severo, la conseguenza sarebbe la fuga e l'evitamento.
Ipotesi del deficit primario di abilità sociali: si postula cioè che le difficoltà della persona siano più o meno diffuse a causa della mancanza di adeguati modelli e di esperienze di socializzazione rinforzanti.
Ipotesi della inibizione: si riferisce alla presenza di livelli elevati di ansia che impedirebbero la messa in pratica delle abilità sociali già presenti.
Ipotesi della distorsione cognitiva: l'ansia sarebbe prodotta da sistematiche distorsioni cognitive come aspettative eccessive od irrealistiche, svalutazione di sé o delle proprie capacità, percezione distorta del proprio comportamento all'interno di situazioni sociali e del feed-back ricevuto.
Secondo il MODELLO DI CLARK E WELLS, il forte desiderio di dare una buona impressione di sé agli altri accompagnato da una grossa insicurezza e incertezza sulla riuscita di tale intento attiva sintomi d'ansia che diventano a loro volta oggetto di preoccupazione da parte dell'individuo che teme un giudizio altrui negativo a causa di possibili manifestazioni ansiose. Questo atteggiamento comporta almeno due conseguenze importanti: 1) la persona non presta attenzione all'ambiente esterno e non coglie quei sottili segnali di tipo sociale che rendono "efficiente" una prestazione inter-personale; 2) la persona diventa sempre più sensibile all'ansia e mette in atto comportamenti protettivi che possono portare a prestazioni socialmente goffe.

Tratto da "Trattamento cognitivo dei disturbi d'ansia" di Wells Adrian, Ed. McGraw-Hill

 

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